Pubblicato in: lavorare col corpo

24-25 Novembre 2018: "Lavorare con il corpo nella relazione d’aiuto"

A distanza di un anno dal nostro primo evento di aggiornamento per i professionisti, ho pensato di sfruttare l’anniversario per parlarvi di questo particolare evento formativo, e della persona che lo ha condotto.

Cecilia Waldekranz è Analista Transazionale Certificato da molti anni, ed è una cara amica. Noi facciamo tante cose insieme ormai, dallo studio con la pratica della meditazione, all’approfondimento dei temi principali della psicoterapia a orientamento corporeo che lei intreccia con lo studio del Protocollo di Copione. Il Protocollo di Copione è un concetto centrale dell’Analisi Transazionale, ci serve per addentrarci negli sgrammaticati significati inconsci e nelle sottili immagini inconsce delle persone; e quindi ci serve per la cura delle radici più profonde, corporee e pre-verbali, della nostra intera esistenza individuale come esseri umani. A proposito, pare che la parola ‘individuale’ sia leggermente obsoleta… l’Io, pare, non esiste!! Esiste intanto il ‘Noi’, esistono la Relazione e i suoi processi. E poi, esiste la consapevolezza possibile, anche, dell’esperienza di ogni singolo momento presente, nelle sue molteplici componenti, che però anch’essa – proprio adesso, ad esempio mentre scrivo queste righe – non è già più, e con essa non è già più quell’Io che si era strutturato per scrivere quelle prime righe: mentre lo sperimento, è già parte del passato ed ha lasciato il posto ad un nuovo Io. Ma allora… ecco perchè quando scrivo sembro Penelope, e scrivo e cancello perchè quello che scrivo non corrisponde mai più di tanto a come penso quel concetto o quella frase, un momento dopo averla scritta. Bisognerebbe accettare l’approssimazione come regola e tornare all’intuizione quale forma altissima di conoscenza immediata.

L’incontro con Cecilia, quindi è stato importante per noi, perchè ci ha mostrato nella teoria e nella pratica come è importante ‘stare’ con se stessi e con l’altro. Saper stare mette insieme attenzione ferma e fluttuante, stabilità e movimento, appartenenza e distacco. SAPER STARE : avete presente, per caso, la famosa triade SAPERE, SAPER FARE, SAPER ESSERE che rappresenta i desiderata dell’apprendimento e gli obiettivi di allievi e formatori? Ecco che per noi le categorie sono diventate improvvisamente quattro. E di questo si è continuato poi a parlare per tutto l’anno, negli incontri e nelle supervisioni, tanto che qualcuno ha richiesto di nuovo di fare nel 2020 un workshop con Cecilia.

Cecilia che non ha solo insegnato qualcosa, ma anche ha creato contatto con noi, un contatto reale, nei brevi interventi – dove abbiamo potuto vedere il suo modo di lavorare in pratica – ci ha comunicato quanto ‘saper stare’ sia difficile. Siamo dis-tratti. Ci perdiamo, perdiamo il contatto con l’altro facilmente. La nostra ferita è li sotto, pronta a portarci via.

Ecco, non posso dire di più, il resto sarebbe un po troppo personale, perchè nella nostra formazione ci si coinvolge personalmente per crescere. Ma chi c’era saprà forse riconoscere nelle parole che ho utilizzato in questo breve ricordo delle giornate con Cecilia, quel clima gentile e di accettazione incondizionata nel quale abbiamo lavorato, nel quale ci siamo esposti con facilità e abbiamo preso e dato agli altri colleghi qualcosa. Qui è dove siamo cresciuti, aggiungendo al nostro sviluppo un altro breve pezzettino.

Cristina

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