Articoli per riflettere

Perchè non dedicarsi all’approfondimento di un argomento di attualità? Questi articoli usciranno una tantum: sono riflessioni semplici e attente su alcuni fenomeni di attualità, temi che chi scrive desidera portare all’attenzione delle persone.

Quindi li pubblichiamo volentieri, perchè ci toccano, sono ambiti di studio in cui siamo coinvolti, o argomenti di attualità su cui a volte è importante soffermarsi un attimo in più.


L’identità sessuale

Identidad sexual

Tra sesso biologico, identità di genere, orientamento sessuale e ruoli sociali di genere

a cura di Rachele Scannerini

L’identità sessuale è un argomento che, ancora oggi, suscita molte domande e genera conflittualità di diverso tipo. Ma purtroppo, a meno che non abbiano un motivo strettamente personale per farlo, è difficile che le persone cerchino di farsi una cultura un po’ più approfondita al riguardo; come conseguenza, ci troviamo in presenza di molta confusione, e alla costruzione sociale di credenze. Come sappiamo molto bene, tanto più è difficile estirpare delle credenze, quanto più è fondamentale farlo e urgentemente, data la loro predisposizione a trasformarsi in pregiudizi e stereotipi pericolosi per le nostre comunità.
Questo è uno dei motivi che mi spinge a voler dare nel mio piccolo, un contributo che spero possa aiutare le persone a comprendere meglio le varie sfumature dell’identità sessuale e che sia, inoltre, spunto di riflessione riguardo a come in realtà una persona, sotto questo aspetto, sia molto meno rigidamente “etichettabile” di quanto non si creda.
Intanto voglio dire che l’approfondimento di questo tema può essere fatto soltanto
mettendo in relazione tra loro discipline diverse: la biologia e la genetica; le scienze
sociali e dei comportamenti umani; l’antropologia e le questioni legate a storie e culture delle diverse civiltà, etnie, gruppi umani; non ultima la psicologia, con la sua attenzione specifica al dialogo continuo tra la mente e il corpo, su cui la stessa mente si appoggia.
Nel mio documentarmi sull’argomento, ho capito che di sicuro le sovrapposizioni del
concetto di identità sessuale con quello del genere maschile o femminile, o con il concetto di sesso biologico, è fuorviante. A partire da questa premessa diventa un po’ più chiara la complessità e il livello di attenzione da tenere: a cosa le scienze biologiche e psicologiche si riferiscono quando parlano di “identità sessuale”?

Il sesso biologico (genetico) è l’appartenenza biologica al sesso maschile o femminile.
Questa è stabilita dai cromosomi sessuali, dagli ormoni e dagli organi genitali.
L’ orientamento sessuale è l’attrazione erotico-affettiva verso persone dell’altro
sesso, dello stesso sesso o verso entrambi. È l’aspetto relazionale dell’identità sessuale.
Tutte le ricerche indicano che l’orientamento sessuale è determinato nei primi tempi della vita e che non è una questione di scelta individuale.
Per identità di genere si intende, invece, la percezione che ognuno ha di sé come maschio, come femmina o come entrambi. In sostanza è il sesso psicologico relativo al vissuto interno della persona.
Infine, va a comporre l’identità sessuale anche il ruolo di genere ovvero l’insieme di aspettative e ingiunzioni (= messaggi psicologici costrittivi e di divieto) rispetto a come uomini e donne si devono comportare in una data società e in un dato periodo storico.
Il punto di vista della cultura e della conoscenza, nel confrontare e superare errate sovrapposizioni tra questi concetti, è un punto di vista importante e le informazioni cruciali a questo proposito sono alla portata di tutti ormai. La scienza ha un interesse forte a divulgare i risultati delle ricerche, e in merito alla sessualità si è molto studiato e molto scritto.
In rete ho trovato due testi molto seri e accreditati, che possono aiutare a sgomberare il campo da errate convinzioni e pericolose pressioni sociali sugli individui. Il primo si rintraccia come voce dell’Enciclopedia Treccani, ed è bellissimo perché intreccia varie discipline di studio tra loro, intorno al tema del Genere; il secondo è la raccolta degli Atti di un seminario tenutosi con l’Istituto Superiore di Sanità a Roma nel 2010, che è diventato una dispensa per la scuola: l’ho voluto citare perché sarebbe bello potenziare
la conoscenza scientifica di questi temi di studio già nella scuola e discutere con i
ragazzi di questi argomenti in modo scientifico.
Ecco i riferimenti per approfondire:
1) Enciclopedia Treccani, Genere, formato digitale reperibile su
https://www.treccani.it/enciclopedia/genere
2) Istituto superiore di sanità, Femmine e maschi: cervelli diversi? Un approccio alla
salute partendo dalle differenze di genere., formato digitale reperibile su
https://www.iss.it/documents/20126/45616/Dispensa_11_2_web.pdf/
Oltre al desiderio di ridurre la confusione presente nella società sugli aspetti che
compongono l’identità sessuale, le motivazioni che mi spingono ad aiutare le persone a fare un po’di chiarezza verso questo argomento sono motivazioni personali. Tre anni fa ho iniziato a ballare salsa e bachata: sono balli di coppia e nella nostra società è dato per scontato che la coppia danzante sia mista e che “l’uomo è quello che porta e la dama è quella che si fa portare”.
Io ho iniziato a ballare nel ruolo che è considerato quello dell’uomo, ovvero da cavaliere.
L’idea che sia l’uomo a vestire la figura del cavaliere (leader) è il tipico esempio della
presenza di una aspettativa sociale. Ci si aspetta che l’uomo ricopra questo ruolo, e di conseguenza che la donna vada a ricoprire l’altro, che è quello della dama. Qui vediamo quindi molto bene l’attivarsi dei ruoli di genere.
Essendo andata contro queste aspettative con il mio comportamento, la maggior parte delle persone ha fatto delle associazioni mentali, ed ha tratto delle conclusioni che in realtà non avevano alcun nesso logico, essendo bensì il risultato della non chiarezza di questi aspetti che caratterizzano l’identità sessuale: “ma allora sei lesbica?” “perchè
fai l’uomo?” “ma così non esprimi la tua femminilità” “a me non sembra normale” “è uno spreco che tu balli da uomo”. La mia ipotesi è che questi pensieri che le persone mi esprimono, altro non siano che il risultato di convinzioni socialmente costruite che prescindono da tutta una serie di evidenze scientifiche ormai consolidate e alla portata di tutti.
Il mio è solo un esempio, ovviamente, ma ad ogni modo quello che cerco di chiarire quando rispondo a delle domande come queste, è che il ruolo in cui io ballo non ha niente a che vedere con il mio orientamento sessuale né tanto meno con la mia identità di genere. Io non “faccio l’uomo”, io più semplicemente mi esprimo in “un vestito che indosso meglio”,
in un ruolo che si sintonizza di più con la mia persona. Se le persone conoscessero la complessa composizione dell’identità sessuale, con le sue caratteristiche distinte e separate, saprebbero anche che non è possibile che l’aver assunto un ruolo nel gioco della danza abbia il potere di condizionare il mio orientamento
sessuale. In altre parole, questo non può proprio rendermi lesbica, a meno che io non lo sia già, e a mio avviso non mi renderà di certo meno femminile.
Non c’è correlazione necessaria e sufficiente tra i ruoli che si assumono nella danza, quello del cavaliere e quello della dama, e il proprio sesso biologico. Di sicuro non c’è alcun condizionamento possibile su una dimensione quale quella dell’orientamento sessuale, che come abbiamo visto prima si costituisce e si stabilizza molto prima, rispetto a quando le persone sono abbastanza grandi da decidere come vestirsi o in che
ruolo ballare.
Devo dire inoltre, per chiudere, che la danza permette di sperimentarsi in quelle parti di noi che non sapevamo esistessero. Essa permette di entrarci in contatto in maniera più leggera e piacevole: ad esempio il gioco dei ruoli nella danza è divertente e come insegnante di danza posso affermare che è anche utile per entrare in contatto con tutte le parti di noi. Ma questo è un altro capitolo che potremo approfondire….

Entre sexo biológico, identidad de género, orientación sexual y roles sociales de género.

a cura di Rachele Scannerini

La identidad sexual es un tema que, aún hoy, plantea muchas dudas y genera conflictos de varios tipos. Pero desafortunadamente, a menos que tengan una razón estrictamente personal para hacerlo, es difícil para las personas tratar de de enriquecer su conocimiento al respecto; como consecuencia, nos encontramos en el medio de mucha
confusión y la construcción de creencias sociales. Como bien sabemos, cuánto más
difícil es erradicar las creencias, más fundamental y urgente resulta hacerlo, dada su predisposición a convertirse en prejuicios y estereotipos peligrosos para nuestras comunidades.
Esta es una de las razones que me llevan a dar una visión personal que espero ayude a las personas a comprender mejor, los diversos matices de la identidad sexual y que también es motivo de reflexión sobre cómo una persona, a este respecto, es mucho menos rígidamente “etiquetable” de lo que se cree.
Mientras tanto, quiero decir que un estudio en profundidad de este tema solo se puede hacer relacionando diferentes disciplinas: biología y genética; ciencias sociales y comportamiento humano; antropología y temas relacionados con las historias y culturas de diferentes civilizaciones, grupos étnicos, grupos humanos; sobre todo la psicología,
con su atención específica al diálogo continuo entre la mente y el cuerpo, el lugar en que se encuentra la misma mente.
En mi investigación sobre el tema, entendí que la superposición del concepto de
identidad sexual con el de género masculino o femenino, o con el concepto de sexo biológico, es ciertamente engañoso. Partiendo de esta premisa, se aclara un poco la complejidad del tema y el nivel de atención necesario para analizarlo: ¿a qué se refieren las ciencias biológicas y psicológicas cuando hablan de “identidad sexual”?

El sexo biológico (genético) es el hacer parte al sexo masculino o femenino biológico.
Esto lo establecen los cromosomas sexuales, las hormonas y los órganos genitales.
La orientación sexual es la atracción erótico-afectiva hacia personas del otro sexo, del mismo sexo o hacia ambos. Es el aspecto relacional de la identidad sexual. Todas las investigaciones indican que la orientación sexual se determina temprano en la vida y que no es una cuestión de elección individual.
Por identidad de género, por otro lado, nos referimos a la percepción que todos tienen
de sí mismos como hombres, mujeres o ambos. Básicamente es el sexo psicológico
relacionado con la experiencia interna de la persona.
Finalmente, el rol de género también compone la identidad sexual, es decir, el
conjunto de expectativas y mandatos (= mensajes psicológicos restrictivos y
prohibitivos) sobre cómo deben comportarse hombres y mujeres en una sociedad determinada y en un período histórico determinado.
El punto de vista de la cultura y el conocimiento, al comparar y superar los
solapamientos erróneos entre estos conceptos, es un punto de vista importante y la información crucial al respecto está ahora al alcance de todos. La ciencia tiene un gran interés en difundir los resultados de la investigación y se ha estudiado y escrito mucho sobre la sexualidad.
En la red encontré dos textos muy serios y acreditados, que pueden ayudar a
despejar el campo de creencias erróneas y peligrosas presiones sociales sobre los
individuos. El primero se puede encontrar en la Enciclopedia Treccani, y es hermoso
porque entrelaza varias disciplinas de estudio entre sí, en torno al tema del género;
la segunda es la recopilación de las Actas de un seminario celebrado con el Istituto
Superiore di Sanità en Roma en 2010, que se convirtió en una dispensa para la
escuela: quería mencionarlo porque sería bueno mejorar el conocimiento científico
de estos temas de estudio ya en la escuela y discutir estos temas con los niños de
manera científica.
Aquí están las referencias para aprender más:
1) Enciclopedia Treccani, Género, formato digital, disponible en
https://www.treccani.it/enciclopedia/genere
2) Instituto Superior de Salud, Mujeres y Hombres: cerebros diferentes? Un
enfoque de la salud a partir de las diferencias de género, formato digital,
disponible en
https://www.iss.it/documents/20126/45616/Dispensa_11_2_web.pdf/
Además del deseo de reducir la confusión en la sociedad sobre los aspectos que
componen la identidad sexual, las motivaciones que me empujan a ayudar a las personas a arrojar algo de luz sobre este tema son las motivaciones personales. Hace tres años comencé́ a bailar salsa y bachata: son bailes de pareja y en nuestra sociedad se da por hecho que la pareja de baile sea mixta y que “el hombre es el que eleva y la dama es la que se deja llevar”.
Empecé́ a bailar en el papel que se considera el de un hombre, es decir, un caballero.
La idea de que es el hombre quien viste la figura del caballero (líder) es un ejemplo
típico de la presencia de una expectativa social. Se espera que el hombre ocupe este
papel y, en consecuencia, la mujer ocupe el otro, que es el de la dama. Aquí́, por tanto,
vemos muy bien la activación de roles de género.
Habiendo ido de encuentro a estas expectativas con mi comportamiento, la mayoría de las personas han hecho asociaciones mentales, y han sacado conclusiones que en realidad no tenían lógica, siendo el resultado de la falta de claridad de estos aspectos que caracterizan la identidad. sexual: “¿entonces eres lesbiana?” “¿Por qué eres el hombre?” “Pero así no expresas tu feminidad” “no me parece normal” “es un desperdicio
que bailes como un hombre”. Mi hipótesis es que estos pensamientos que la gente
expresa no son más que el resultado de creencias construidas socialmente y que son independientes de una serie de evidencia científica consolidada al alcance de todos.
El mío es solo un ejemplo, claro, pero en todo caso lo que trato de aclarar cuando
respondo preguntas como estas es que el rol en el que bailo no tiene nada que ver con mi orientación sexual ni con mi identidad de género. Yo no “soy un hombre”, simplemente me expreso en “un vestido que me pongo mejor”, en un rol que se sintoniza con mi persona.
Si la gente conociera la compleja composición de la identidad sexual, con sus características distintas y separadas, también sabría que no es posible que asumir un papel en el juego de la danza tenga el poder de condicionar mi orientación sexual.
En otras palabras, esto simplemente no puede convertirme en lesbiana, a menos que ya lo sea, y no creo que me haga menos femenina.
No existe una correlación necesaria y suficiente entre los roles que se asumen en el baile, el del caballero y el de la dama, y el sexo biológico. Ciertamente no existe un
condicionamiento posible a una dimensión como la de la orientación sexual, que, como hemos visto antes, se establece y estabiliza mucho antes que las personas tengan la edad suficiente para decidir cómo vestirse o en qué rol bailar.
También debo decir, para terminar, que la danza nos permite experimentar partes
de nosotros que no sabíamos que existían. Nos permite entrar en contacto de una
forma más liviana y agradable: por ejemplo, el juego de roles en la danza es
divertido y como profesora de danza puedo decir que también es útil para ponernos en contacto con todas las partes de nosotros. Pero este es otro capítulo que
podemos profundizar…


Incontriamoci: Alla scoperta dei tanti tipi di resilienza

Voci dal gruppo di incontro Granelli

 novembre –  dicembre 2020

a cura di Neus López Calatayud, Psicologo, Psicoterapeuta, Analista Transazionale Certificato; Senior MBSR Teacher and MBCT Therapist.

Questo lavoro è una personale rielaborazione degli input che mi sono arrivati dalle conversazioni che si sono aperte nel gruppo “Incontriamoci”. Il gruppo è stato pensato come un’opportunità di contatto, per non sentirci da soli con i nostri pensieri, con le nostre emozioni, in questo momento di isolamento sociale, di confinamento. Tutti noi abbiamo avuto, nella pandemia, vissuti nuovi, intuizioni importanti: sentiamo la necessità che nulla di tutto ciò vada perso.

Non tutte le persone che sono esposte a eventi traumatici arrivano a sviluppare una reazione severa e duratura – che è possibile valutare attraverso i criteri diagnostici del Disturbo Post Traumatico da Stress. Sembra addirittura che la percentuale di persone che soffre di questa reazione severa ad un evento traumatico si collochi sotto al 20%.

La modalità di concepire la catastrofe (J. Kabat-Zinn, 1990)[1] infatti, è personale, locale… curioso è che in questo momento di pandemia da Covid19 la peculiare situazione mondiale e globale ci restituisca una visione del contagio che non è chiara, come se l’aspetto traumatico fosse onnipresente nella maggior parte delle persone. Ci stiamo perdendo, nella maggior parte dei casi, il fatto che per tantissime persone questo viraggio obbligato ha rappresentato un’opportunità, come la riscoperta di attitudini, relazioni, luoghi, che non aveva apprezzato finora.

C’è un concetto psicologico importante, quello di “resilienza”, che risponde alla capacità dell’essere umano di reagire al colpo subito, seguendo una traccia interna d’interazione tra fattori di rischio e fattori di protezione. I fattori di protezione sono rintracciabili nei temi principali della storia di una persona, e li possiamo ritrovare in quelle scene in cui siamo stati capaci di seguire nuovi adattamenti al contesto e alla situazione attuale difficile per noi. Tanto più è grave l’esperienza, per frequenza e intensità, tanto maggiore sarà la difficoltà con la quale l’individuo affronterà esperienze traumatiche prolungate. Se la quantità e la natura della sofferenza superano le capacità intellettive e spirituali della persona, allora c’è il rischio di arrendersi, di smettere di sopportare, e quello che avviene è che il contatto tra la Mente e il Cuore – mente e corpo – può interrompersi.

Riprendere contatto con le proprie emozioni è la via principale per prendersi cura di sé e recuperare una sintonizzazione vitale.  “Le emozioni connettono inscindibilmente mente e corpo in un unico insieme, all’interno del quale ogni elemento (i vari grandi sistemi e apparati) influenza ed è influenzato dagli altri” (Candace Pert, 1997). I più recenti progressi della tecnologia hanno individuato le basi molecolari delle emozioni: esse sono connesse in modo intrinseco tanto alla patologia della mente che del corpo, come una sola rete psicosomatica, di cui costituiscono l’essenza, il contenuto informativo.

Daniel Goleman (1995) parla di numerosi studi che mostrano come esista un essenziale quarto di secondo in cui le nostre emozioni si presentano legate all’esperienza del momento, mentre dopo questo brevissimo lasso di tempo esse vengono nuovamente intrappolate dalle consuete abitudini emotive e percettive che sottendono schemi comportamentali maladattivi: arrivare alla immediatezza dell’esperienza consente di trovare nuovamente il proprio centro, come persone. Recuperare il proprio vero sé attraverso il gioco, apre lo spazio della creatività del quale parla Winnicott (1971, trad. it. 1974): “(…) è vero che una creazione può essere un quadro o una casa o un giardino o un costume o un modo di pettinarsi o una sinfonia o una scultura; qualunque cosa a cominciare da un pranzo cucinato in casa. Sarebbe forse meglio dire che queste cose potrebbero essere creazioni. La creatività di cui mi occupo io qui, è universale. Appartiene al fatto di essere vivi. È da presumere che appartenga alla vitalità di alcuni animali non meno che a quella degli esseri umani”.

Quindi, la creatività la vediamo come un fattore importante per la resilienza: essere vivi, sapere di essere vivi incontrando la realtà esterna in un modo unico e creativo, abitando poeticamente il mondo, in modo semplici e immediato. Giocare incontrando la realtà così com’è, ha un effetto di ritorno nell’aumentare la capacità di presenza mentale, come quando coloriamo un mandala o come avviene quando si pratica la meditazione di consapevolezza, la mindfulness.

Attraverso alcuni spunti di riflessione che ci sono stati offerti dalle persone che hanno partecipato alla iniziativa “Incontriamoci” del progetto Granelli, raccolgo come in questi mesi le paure siano aumentate nelle nostre vite. Il confinamento sta creando situazioni di grande solitudine, il vivere la casa come uno spazio vuoto mai esplorato, le paure reali di contagio, di ammalarsi, di morire… l’aver perso qualcuno…voragini di angoscia ci costringono a fare contatto con le nostre fragilità umane. Questo ha attivato le risorse di resilienza: intanto la possibilità di chiedere aiuto, che per qualcuno è un’opzione mai data per scontata; poi di partecipare a gruppi di cultura, di condivisione, di mutuo aiuto, di meditazione, costruendo creativamente una risposta al momento presente, alla sopravvivenza ma anche alla gioia.

In questo la tecnologia ci è venuta incontro, abbiamo avuto la possibilità di mantenere il contatto attraverso le reti sociali del web, imparando da nuovi sistemi, o sistemi che conoscevamo poco. Una piccola grande rivoluzione che richiede che il nostro Adulto sia informato, vigile e attento alla riflessione. Che sappia mediare, fra il bisogno nella emergenza e il mantenimento dei parametri di qualità sociale e umana dai quali non possiamo prescindere. Richiede anche che questo Adulto si appropri delle regole che il bisogno di proteggersi impone, e che le applichi in modo riflessivo, maturo, intelligente, consapevole. Nessuna regola può proteggerci se non la applichiamo con cura e riflessività. Potremmo dire: che il Genitore protettivo e normativo lasci spazio all’Adulto riflessivo e integrante, cosicché il Bambino possa sentirsi libero anche quando, in questo caso anzi soprattutto quando deve seguire delle regole che gli permettono di restare vivo. Il nostro Bambino interiore, si riprenderà allora il permesso di mettere a frutto tutta la propria curiosità creativa. 

Alcuni dei partecipanti hanno focalizzato l’attenzione sui temi ambientali, così strettamente legati all’emergenza pandemica: hanno portato una visione più ecologica del riciclo, possiamo dare nuova vita a materiali che possono essere ancora utilizzati, condivisi, regalati, aprendo così una strada di solidarietà partecipata; hanno portato il desiderio di Impegnarsi nel rispetto e mantenimento della cura dei mari, dei boschi, ripristinando equilibri che stanno precipitando in dati allarmanti. Tutto ci racconta del limite che abbiamo superato, e del limite di sopportazione del mondo Naturale, così come lo conosciamo. Abbiamo contribuito a questo squilibrio con l’inquinamento ambientale, così adesso abbiamo un’opportunità, quella di pensare a come riparare e ripartire andando avanti con nuove soluzioni. Altri nel gruppo hanno portato dati di cui non eravamo a conoscenza: la qualità dell’aria è collegata molto più di quello che si immagina alla cura dei mari e degli oceani, essi infatti producono una percentuale elevata di ossigeno nel nostro consumo giornaliero alla base della vita. È interessante e stimolante guardare come proprio il respiro, in questa pandemia, viene compromesso dal virus, che ci abbia colpito proprio al centro del bersaglio, nella difficoltà di respirare, di mantenere sano il nostro scambio con la Natura. Un richiamo, che ha provocato un bel movimento che sta portando molte persone a scelte di vita nuove: poter andare a vivere in borghi rurali a misura d’uomo, con tanto verde intorno, e poter respirare gli alberi, i boschi, i torrenti…

Le pandemie sono fenomeni ciclici, conosciuti e descritti da più di 3000 anni, sono la manifestazione della lotta fra l’uomo e la natura. Ci siamo distanziati dalla Natura per governarla, forse credendo di renderci più liberi da lei. Il contatto troppo pericoloso e troppo vicino con alcuni animali, sembra abbia significato il passaggio di batteri e virus all’uomo stesso, creando una pandemia.  La natura si riprende un suo spazio, e si apre una nuova omeostasi: ogni pandemia ha cambiato per sempre il corso della storia, con migrazioni, crolli di imperi, sistemi economici, poteri religiosi, persecuzioni ideologiche, e anche col nascere di nuovi modelli di vita, convivenza, sanità, arte. Scoprire le fragilità del mondo globale ha aperto anche a noi la possibilità di vedere cose che non vedevamo. C’è sempre un rischio nel vivere oltre il limite, ed è necessario riflettere e pensare a come inaugurare nuovi modi di vivere la socialità e il rapporto con l’ambiente, in un modo sfidante ma anche sostenibile. Prendersi cura di noi per prendersi cura degli altri. Prendersi cura degli altri per prendersi cura di noi. Un impegno educativo, un senso di responsabilità che si sta sviluppando dal basso.

Anche se il vento

Soffia terribilmente qui,

il chiaro di luna penetra

tra le assi del tetto

di questa casa in rovina.

Izumi Shikibu,  La luna nera come l’inchiostro.

Bibliografia

J. Kabat –Zinn (1990) Full Catastrophe Living. N.Y.: Dell Publishing. Trad. it. Vivere momento per momento, Milano: Corbaccio, 2005

Candace Pert (1997) Molecules of Emotion. Why you feel the way you feel. N.Y.: Scribner. Trad. it. Molecole di Emozioni. Perché sentiamo quel che sentiamo? Milano: Corbaccio, 2000.

Daniel Goleman (1995) Emotional Intelligenze. N.Y.: Bantam Books. Trad. it.  Intelligenza Emotiva. Milano: Rizzoli, 1996.

Winnicott, D.W. (1971) Playing and reality. Trad.it. Gioco e realtà. Roma. Armando, 1974

[1] “Non c’è un solo essere umano al mondo che non si trovi di fronte alla propria versione personale dell’intera catastrofe. ‘Catastrofe’ in questo contesto non significa disastro: significa piuttosto pregnante enormità dell’esperienza del vivere”. 

2 pensieri riguardo “Articoli per riflettere

  1. Grazie Rachele. Ho avuto l’onore di leggere per prima il tuo lavoro e credo sarà qualcosa di veramente utile. Intanto iniziamo a stare con gli oggetti dei nostri pensieri – argomenti, idee, immagini, opinioni… – utiizzando maggiore consapevolezza. Mi ha fatto pensare che la consapevolezza si compone di conoscenza, e che fortunatamente oggi abbiamo strumenti più adatti per arrivare a questo. Utilizziamo allora un pensiero che sia davvero libero, che approfondisca, che ricerchi meglio che può i dati di realtà, che assuma un punto di vista etico (riguarda il rispetto delle persone prima di tutto) e che aiuti a trasformare le relazioni interpersonale in atti delicati di reciproca conoscenza.

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  2. Grazie Neus. Un parlare tra noi che a me è servito molto per fermare il tempo isolato e riavviare quel pezzettino di socialità che in quel momento ci siamo concessi. Il tempo si è come dilatato … e sembra una vita fa il ns incontrarsi in questo modo. Come materiali resilienti, ci siamo allungati sul tempo senza perdere la ns natura originale, ed essendo capaci di assumere forme diverse senza romperci. Però… che faticaccia!! Adesso le festività hanno annacquato il fuoco prodotto dalla torsione emotiva e la speranza di poter di rivedere presto accende nuove energie e apre nuovi orizzonti. Un abbraccio resiliente a noi, a te.

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